Giovanni Battista del Verrocchio, detto Il Maestro di Volterra (1494 - 1569)

Madonna, Bambino e San Giovannino

Olio su tavola, cm 63 x 50

Cornice: cm 92 x 80

Giovanni Battista del Verrocchio, detto Il Maestro di Volterra (Firenze 1494 - 1569)

Giovanni Battista del Verrocchio, detto Il Maestro di Volterra (Firenze 1494 - 1569)

Madonna con Bambino e San Giovannino

Olio su tavola, cm 63 x 50

Cornice: cm 92 x 80

Gli elementi stilistici di questa tavola rivelano la mano di un valente maestro di scuola fiorentina, attivo nella prima metà del XVI secolo. Un artista di talento influenzato da grandi maestri quali Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Ridolfo del Ghirlandaio e soprattutto Domenico Puligo.

Proprio in virtù di queste influenze, si può ragionevolmente attribuire quest'opera a Giovan Battista Verrocchi, noto anche come Giambattista del Verrocchio (Firenze 1494-1564), nipote del celebre Andrea del Verrocchio e, verosimilmente, identificabile con il cosiddetto Maestro di Volterra.

Nella Firenze del Cinquecento una delle botteghe più importanti fu quella dei Verrocchi (O del Verrocchio), di essa ne erano i proprietari i discendenti del celebre Andrea del Verrocchio, maestro di Leonardo e Botticelli e Perugino. Il primo esponente della dinastia fu proprio Giovanni Battista, figlio di Tommaso, fratello di Andrea. La sua personalità è stata tracciata solo negli ultimi anni, ciò fa di questa tavola un importante nuovo tassello verso la decifrazione completa della sua storia pittorica. Infatti, il nome di Giovanni Battista è stato, da Alessandro Nesi, collegato alla produzione del cosiddetto Maestro di Volterra (A. Nesi, I verrocchi pittori fiorentini del Cinquecento, Maniera p. 3).  Sotto il nome di Maestro di Volterra facevano riferimento un cospicuo numero di dipinti religiosi per la devozione privata molto vicini allo stile di Domenico Puligo e Andrea del Sarto che già Federico Zeri aveva iniziato a raggruppare sotto un unico autore a partire dalla Sacra Conversazione del Conservatorio sei Santi Pietro e Lino a Volterra. Alessandro Nasi ha notato, in una serie di dipinti, delle notevoli coerenze stilistiche. I caratteri subito riconoscibili sono il panneggio delle vesti che sembrano a volte non seguir l’andamento della massa corporea al di sotto, uno schematismo che rimanda alle opere sartesche, i volti, soprattutto quelli degli adulti, hanno il naso allungato, dritto e molto sottile, gli occhi piccoli e rotondi con le palpebre pesanti e il mento reso accentuatamente sferico con una piccola bozza. Peraltro tutte queste caratteristiche sono facilmente leggibili nel volto della Madonna nel presente dipinto. 

Giovan Battista si sposa con la figlia dello scultore Baccio da Montelupo e vive per tutta la vita a Firenze, nel quartiere di Santacroce. Le opere di Giovan Battista rimandano in parte all’arte dei cosiddetti “eccentrici fiorentini”, riscoperti da Federico Zeri nel fondamentale saggio del 1962. Giovanni battista si immatricolò nell’Arte dei Medici e deli speziali nel 1516 e alla Compagnia di San Luca nel 1515, e risulta titolare almeno fin dal 1521 di una bottega in via del Garbo, affidatagli dai frati benedettini della Badia fiorentina, per i quali lavoro nel corso della sua vita realizzando dipinti e decorato numerosi oggetti liturgici. Importante commissione fu la pala raffigurante I tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele con Tobiolo per la Badia di Santa Maria, Buggiano (Pistoia)

A convalida dell’attribuzione basta confrontare quest’opera con le altre realizzate dal Verrocchi come la Madonna con bambino e san Giovannino della Pinacoteca di Siena, la versione del Museo Fesch  o ancora la Madonna con Bambino e San Giovannino e Sant’Anna di Collezione Privata. 

In questi dipinti, analogamente al quadro in questione, si riscontra un approccio stilistico influenzato da Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino e Puligo, nonché un equilibrio tra le tendenze manieristiche più accentuate e la tradizione pittorica fiorentina più eccentrica. Tali caratteristiche sono tipiche delle composizioni di Giovanni Battista Verrocchi durante il periodo di maggiore fervore creativo

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